Stellone 1 e Stellone 2: i due volti della tormentata stagione del Palermo

Una stagione, due volti. Come l’anno scorso, il Palermo ha cambiato completamente faccia. E non solo la squadra ma anche il suo tecnico che sembra avere smarrito la serenità e il carisma con cui aveva condotto la stagione. La sconfitta di Pescara, per quanto immeritata e casuale, fa parte dell’altra faccia della medaglia. E speriamo che sia l’ultima. Stellone ha guidato la squadra per 24 partite e la storia della sua stagione può essere divisa perfettamente in due cicli di 12 partite, due cicli agli antipodi per risultati, umore e rendimento.

Lo “Stellone 1” coincide con la striscia di risultati utili consecutivi: richiamato alla prima sconfitta stagionale di Tedino, il tecnico ha cercato ed è riuscito a dare la scossa ai rosa sul piano offensivo, piazzando subito 5 vittorie nelle prime 6 partite. E’ la fase delle vittorie con i gol nel finale (la “zona Stellone”), la fase in cui i svariati cambi di modulo sembrano funzionare con profitto (dalla difesa a quattro alla linea a tre, passando per il doppio trequartista e il 4-4-2 offensivo che sembra un 4-2-4) in un crescendo di ottimismo e risultati utili consecutivi.

Nelle sue prime 12 panchine stagionali, Stellone è imbattuto, il Palermo conquista 26 punti (una media punti da record, persino superiore a quella di Iachini). Ma è alla tredicesima che inizia lo “Stellone 2”: a Cittadella il Palermo vince 0-1 e ottiene il tredicesimo risultato utile consecutivo, ma senza per nulla incantare. Anzi, quella partita proprio la “ruba”. Segnali d’allarme che sono il preludio ad un inizio di girone di ritorno dal segno totalmente opposto: bastano tre partite (due sconfitte e un pari) per bruciare il vantaggio accumulato, i cambi tattici diventano sempre più frequenti, sempre meno efficaci e al contrario diventano sempre più il sintomo della confusione di squadra e tecnico. E della zona Stellone non c’è più traccia, anzi il Palermo cala nei secondi tempi.

Anche le tre vittorie ottenute dai rosa nel girone di ritorno sembrano frutto più di fattori contingenti che di solidità di base: il successo di Perugia è soprattutto frutto di una reazione nervosa, della squadra e di tutto l’ambiente, allo sfogo di Bellusci; la vittoria con il Lecce è una risposta rabbiosa alla disfatta di Crotone mentre i tre punti con il Carpi sono arrivati contro una squadra manifestamente inferiore e rimasta in 9 ma a cui è bastato un gol a inizio ripresa per mandare i rosa in panico per qualche minuto.

Tra vicende societarie, sfoghi a mezzo stampa e questioni irrisolte, la “magia” di colpo è svanita: la squadra (al di là delle frasi di circostanza) sembra sempre più scarica sul piano fisico e mentale. E la serata di Pescara (dalla prestazione in campo alla strigliata di Foschi) non fa altro che confermare la natura di questo Palermo, umorale e istintivo, capace di esaltarsi in breve tempo e altrettanto rapidamente deprimersi. Due volti con cui i rosa di Stellone sin qui hanno fatto fatica a convivere: un lusso che questa squadra, in vista dell’obiettivo promozione non può più permettersi.

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