Catania, Tacopina lascia: “Richiesta Sigi ridicola. La fine è vicina”

Parla Joe Tacopina. L’imprenditore italo americano ha consegnato una nota alla redazione di Catanista in cui afferma di tirarsi definitivamente indietro dall’affare Catania e dove esprime disprezzo per l’iniziativa Sigi promulgata ieri, che ha chiesto un aiuto economico ai propri tifosi.

“La richiesta fatta oggi da Sigi, tramite post pubblicato sui social media, chiedendo sostegno economico ai tifosi del Catania è tanto scioccante quanto rivelatrice. In questo post viene richiesto di versare del denaro in un conto corrente bancario sconosciuto, senza alcuna documentazione esplicativa di cosa si ottenga facendo tale versamento. Tutto ciò è ridicolo ed incredibile, ma è esattamente il livello di poca professionalità con cui ho avuto a che fare da Gennaio nel relazionarmi con Sigi. Inoltre, questa richiesta postata sui social media è piuttosto allarmante, in quanto solo ora Sigi ha rivelato di non avere il denaro necessario per sostenere il progetto Calcio Catania. A questo punto mi pongo una domanda, qual era il progetto di Sigi quando hanno acquistato il Catania e perché si sono assunti l’enorme responsabilità di gestire il club senza avere i fondi necessari?”

“I soci Sigi invece di chiedere del denaro a persone che lavorano duramente, dovrebbero fare ciò a cui sono eticamente e legalmente obbligati, ovvero versare i soldi loro stessi. Se amano il club come dicono, questo è ciò che dovrebbero fare. L’unico ad aver versato una sostanziale somma di denaro è stato Gaetano Nicolosi, anzi, Gaetano Nicolosi ed io. Questa situazione mi rende anche molto arrabbiato perché Sigi ha ingannato i tifosi, il tribunale dal quale l’anno scorso acquistarono il Calcio Catania dichiarando di avere le capacità finanziarie per supportare il progetto, e ovviamente hanno ingannato me”.

“Ho dedicato 8 mesi della mia vita al Calcio Catania, trascorrendo vari periodi in città, ed ho fatto tutto ciò che potevo per aiutare Sigi e Calcio Catania a sopravvivere, cosi che io ed i miei soci potessimo acquistare la squadra. Sono arrivato a mettere $ 800.000 senza essere proprietario solo perché volevo fare in modo che la squadra non fallisse. Ho letteralmente donato soldi al Calcio Catania, non ho ricevuto nemmeno un grazie da parte di Sigi ma invece sono stato attaccato da delle persone che non hanno avuto il coraggio di prendersi le responsabilità dei loro errori. Questi comportamenti non hanno fatto altro che allontanare me ed i miei soci. I membri di Sigi hanno addirittura avuto l’audacia di mettere in dubbio l’autenticità dell’estratto conto da me fornito, riportante la prova che eravamo in possesso dei fondi necessari per effettuare la transazione. Quest’ultima offesa è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso”.

“A proposito di tutto ciò, è ovvio che qualsiasi persone intelligente capirebbe che io versai $800.000 al Calcio Catania per prevenire il fallimento. Ora invito ogni membri di SIGI, proprietari del Calcio Catania, ad investire la stessa somma di denaro che io ho investito, se lo fanno la squadra sopravviverà. Ciò che invece fanno è chiedere ai cittadini di Catania di prendersi quella che sarebbe una responsabilità di Sigi. Sigi fa false promesse, non solo a me, ma anche ai tifosi del Catania, dicendo di avere i soldi per l’iscrizione al campionato, e di avere investitori interessati al progetto, prima Morosoli, poi il gruppo di Malta ed altri misteriosi investitori. L’ho detto dal primo giorno, nessuno investirebbe nel Calcio Catania se il debito non viene ridotto ad una cifra sostenibile. I debiti, inclusa l’ipoteca su Torre del Grifo, sono all’incirca 60 milioni di euro. È impossibile costruire un progetto sostenibile con un debito del genere, è una cifra insormontabile. Ecco perché questa ultima disperata richiesta di Sigi non ha assolutamente senso, è come somministrare della morfina ad un paziente terminale. Come possono i soldi raccolti dai tifosi risolvere il problema dell’enorme debito?

“Rilascio questa dichiarazione a malincuore perché speravo fino alla fine che qualcosa potesse essere fatto per salvare il club e ridurre il debito. Le condizioni dell’accordo preliminare erano chiare, è necessario un documento formale rilasciato dalle istituzioni competenti che attesti la riduzione del debito, e ad oggi 17 Giugno nulla di tutto ciò è arrivato. Oggi quando ho visto il post di Sigi sui social con nulla di più che delle semplici istruzioni per inviare soldi ad una banca sconosciuta ho realizzato che la fine è vicina”.

10 thoughts on “Catania, Tacopina lascia: “Richiesta Sigi ridicola. La fine è vicina”

  1. Tacopina: “è necessario un documento formale rilasciato dalle istituzioni competenti che attesti la riduzione del debito”. Non ci sarà mai ed è ovvio. E’ nel successivo comportamento del debitore…l’unica possibile ratifica e cristastallizzazione dell’eventuale debito ridotto. Questo Tacopina lo sa bene, ed anche SIGI lo sa altrettanto bene. Nel considerare l’amore verso i propri colori, mi spiace per i tifosi del Catania.

  2. Ma con quale magia legale, la sigi avrebbe potuto ridurre un debito di 60 milioni di euro?…Tacopina non me la conti giusta ne tu, ne tanto meno la sigi…siamo circondati da benefattori che regalano soldi alle società in fallimento…così a fondo perduto…ma per favore…..!!!!!

    1. Iene locali, perchè le più grandi colpe e responsabilità sono di SIGI… e non certo per salvare una matricola che non ha alcun valore.

  3. Lui come altri non legati al territorio e alla squadra mirano solo a realizzare anche giustamente il loro progetto imprenditoriale. Conca d’oro Zamparini, mettere le mani sul centro sportivo per tacopina e cosi6 via. Fatevene una ragione e sosteniamo Mirri che ci sta mettendo soldi e passione.

  4. Se si è disponibili a vivere di “orgoglio” calcistico, il discorso non fa una piega; se l’obiettivo è quello dei grandi risultati e di una collocazione nella massima serie, credo che a Palermo e a Catania, volendo contare su imprenditori locali, ben che vada, si può sperare in società di terza serie, con squadre di calcio che possono giocare in terra battuta e con risorse locali che possono sperare soltanto nel proprio estro, nella propria fantasia e nei propri doni di natura, non certamente su investimenti delle società di appartenenza., Mirri è una brava persona e con una grande passione; così sarà pure a Catania con un suo pari grado. Ci rendiamo conto da soli che non avranno mai pari spessore economico di uno Zamparini di turno, tutto pazzo e magari pure poco cristallino, ma con denaro sufficiente per farti sognare, per quanto, alla fine, tutto diventa un incubo: e diventa un incubo, laddove prevale l’aspetto imprenditoriale su quello sportivo, in considerazione del fatto che l’imprenditore non ha alcuna passione, alcun attaccamento, alcun trasporto, alcun radicamento nel territorio.

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