Palermo, manco il tempo di illuderci. E la luce si è spenta di nuovo
Una sola cosa mi è venuta in mente dopo il surreale pareggio del Palermo nel derby con il Messina e continuo a pensarci, tipo ritornello canoro: tre parole, manco il tempo. Non abbiamo avuto neanche il tempo di assaporare la secca vittoria con il Monterosi, che nonostante l’aridità del primo tempo, nel secondo ci aveva fatto sperare che qualcosa fosse davvero cambiato nel rendimento e soprattutto nelle caratteristiche della squadra.
L’impressione è durata ancora quarantacinque minuti e spiccioli, con i due bei gol di Brunori e Valente che avrebbero potuto essere anche un paio in più (uno sicuro, con Luperini) e che facevano presagire una ripresa tranquilla contro avversari apparsi in nettissima difficoltà e decisamente inferiori.
Manco il tempo. E’ bastato l’ingresso nelle file del Messina di un attaccante “vecchio lupo” come Piovaccari e una certa determinazione in più dei giallorossi, tornati in campo con la voglia di giocarsi il tutto per tutto, per fare spegnere la luce e far riapparire tutti i peggiori difetti del Palermo di questa stagione: presunzione, insicurezza, incapacità di gestire il risultato, fragilità difensiva e un sacco di errori.
La “remuntada” dei peloritani nel giro di appena dieci minuti, complici il goffo Pelagotti sulla girata di testa di Goncalves e la difesa imbambolata sul nuovo colpo di testa vincente di Margenian, è apparsa quanto mai agevole e perfino meritata, considerato che il trentasettenne ancora vivacissimo Federico Piovaccari ha avuto la magnifica palla del 2-3 e per fortuna che Pelagotti si è riscattato con una provvidenziale parata di piede.
Manco il tempo dunque. E’ bastato un gol fortunoso di un’avversaria, per nulla trascendentale ma combattiva e coraggiosa, per fare riesplodere tutti i limiti di squadra e di carattere del Palermo già conosciuti dal pubblico e dagli osservatori, meno dal nuovo allenatore Silvio Baldini – anche lui coinvolto nel caos del secondo tempo e partecipe della frittata con qualche cambio non azzeccato – che si è reso conto bruscamente del durissimo lavoro che lo attende.
E manco il tempo di pensare a un possibile recupero di posizioni nella griglia dei playoff che questo dannoso pareggio ributta i rosanero in settima posizione con 38 punti, con il Bari capolista tredici punti avanti e ormai irraggiungibile nonostante i discorsi di caffè che fa ancora qualcuno e con Monopoli e Avellino (ieri vittorioso nel posticipo) al secondo posto, avanti di quattro lunghezze a quota 42. Vale dire che i rosanero stanno dietro a tutte le rivali per i posti che contano e che sarà durissima, assai, una sfida lunga altre quindici partite. A cominciare dalla trasferta di domenica a Campobasso, già delicata e che sarà affrontata con il morale scosso dall’ultimo mercoledì non certo da leoni. Baldini dovrà impegnarsi al massimo, con la sua esperienza, per ridare energie mentali e voglia di immediato rilancio ai suoi giocatori.
Manco il tempo – e finisco – di dispiacerci assai per la triste scomparsa del “signor Maurizio” Zamparini e rituffarci nella meravigliosa nostalgia degli anni più gloriosi dei 120 anni di storia del calcio a Palermo, manco il tempo di rivedere in azione nel nostro immaginario tanti grandissimi campioni con la maglia rosanero, portati sul campo del Barbera dal patron friulano ricco e appassionato, mettendo da parte il rammarico per l’infausta fine dei suoi 16 anni e mezzo di regno. Manco il tempo e i secondi, avvilenti e incomprensibili (ma neanche tanto) quarantacinque minuti del Palermo nel derby con il Messina ci hanno riportato alla dura, più che difficile realtà della palude della Serie C. Dalla quale, ne abbiamo avuto riprova, sarà complicatissimo uscire se non con uno squadrone che domina il campionato. Cosa che il Palermo non è.
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