Palermo, una salutare indigestione di… Savoia. Essere più forti non basta

FOTO PUGLIA / PEPE

Devo dirvi la verità: stavolta al Vulcanico rosanero viene proprio difficile scrivere. Non certo perché il Palermo ha perso, in casa per giunta, dopo dieci vittorie consecutive; nei miei anni di cronista del pallone ho raccontato una infinità di sconfitte della mia squadra del cuore, anche clamorose e impensabili.

PALMESE – PALERMO, TRASFERTA LIBERA

Quello che mi dà più fastidio è … che a vincere allo stadio Barbera, interrompendo la sequenza della meraviglie, sia stato il Savoia. Per un motivo personale semplicissimo: la squadra di Torre Annunziata porta il nome, per me adorabile, del dolce che mi piace più di ogni altro al mondo. Potrei morire di Torta Savoia, quella meravigliosa sequenza di strati di pan di Spagna e cioccolato – più morbidi sono, più squisita è – tipico e benemerito della tradizione dolciaria siciliana, di origine ottocentesca contesa tra Catania e Palermo, comunque nato per essere dedicata alla Casa dei sovrani d’Italia.

Il mio goloso amore è tale che non concepisco compleanno senza spegnere le candeline sopra una Torta Savoia, tra le poche delizie dolciarie che amo veramente. E’ dunque evidente che ho gradito meno che mai che la prima figuraccia del campionato il Palermo l’abbia fatta proprio contro il Savoia, il cui nome non potrei, non potrò mai odiare.

Dolci e scherzi a parte, ho trovato quanto mai salutare questa … indigestione rosanero di Savoia. Su questo punto voglio spiegarmi con chiarezza, per non entrare a far parte del festival dei luoghi comuni, che notoriamente mi infastidisce, anzi per dirla alla palermitana mi fa arrizzare le carni.

Non voglio dire che per il Palermo fosse inevitabile, anzi ineluttabile fermare il ciclo vincente e perdere una partita “per forza”. Avendo un po’ valutato il livello di questa squadra rispetto alle altre e lo scenario complessivo, dal punto di vista delle forze in campo, di questo girone I del campionato di Serie D, resto convinto che la formazione rosanero è, anzi ormai era in grado di vincere tranquillamente tutte le partite. Ciò detto, so benissimo che la palla è rotonda ed è praticamente impossibile che ciò accada.

Il mio pensiero è un altro, diretta conseguenza di quanto ho appena scritto: nel calcio, soprattutto nel calcio moderno e a qualsiasi livello, le partite si vincono non soltanto perché hai i giocatori più bravi o quantomeno ne hai un bel po’ più forti degli altri, come certamente è il caso del Palermo rispetto ai suoi avversari, ma anche perché questa superiorità riesci a dimostrarla in campo concretamente giocando meglio degli avversari. Parliamo in sostanza di adeguata e intelligente disposizione tattica, organizzazione, concentrazione, lucidità, serenità, umiltà.

Se tutti o qualcuno di questi fattori viene a mancare, accade quello che è accaduto domenica scorsa: un Palermo sicuramente più forte sulla carta, ben poco concludente e meno incisivo del solito, forse anche un po’ supponente, nervoso al punto da cadere nella trappola della gazzarra ben orchestrata dagli avversari fino alla espulsione cretina di Ficarrotta, finisce per lasciarci le penne contro un Savoia che, come peraltro si immaginava, è stato il primo rivale solido e organizzato affrontato finora. Né i rosanero hanno avuto l’orgoglio e la benzina necessaria per reagire al gol di Diakite, pur avendone il tempo e i mezzi.

Sconfitta, dunque, spiegabilissima ed estremamente salutare, perché avvenuta adesso, quando può determinare un serie di analisi e riflessioni utili. Sconfitta con un messaggio chiaro per il futuro: per vincere tutto, caro Palermo, devi avere anche un gioco migliore delle altre squadre, non solo i giocatori che finora hanno fatto la differenza. Sconfitta che comunque non mi preoccupa, sempre che non si ripeta nel modo in cui è maturata, non solo perché l’enorme vantaggio in testa alla classifica è rimasto immutato, ma proprio perché, essendo tecnicamente più forte, se guidato e gestito in campo adeguatamente il Palermo questo campionato può solo vincerlo.

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