“Qui Cappidduzzo, a voi studio”. L’inviato speciale al “Biancavilla Stadium”

Me lo sono orgogliosamente appiccicato in testa appena sono entrato dentro lo stadio (si fa per dire…) “Orazio Raiti” di Biancavilla e me lo sono tolto dopo il fischio finale dell’arbitro. Molto più di me, il vero “inviato speciale” per questa partita è stato il mio mitico cappidduzzo rosanero con la scritta dietro “Ussi by Ciuro”, che ho rispolverato dopo anni dall’armadio per esibirlo in occasione del mio primo incontro dal vivo con il Palermo di Serie D, alle pendici della mia carissima Etna.

Sarà dunque lui, il cappellino, a raccontarvi questo bel pomeriggio domenicale, caldo e soleggiato, al “Biancavilla stadium”. Lo saprà fare certamente molto meglio di me, vecchio e superato cronista, ormai lontano dalle cronache del calcio. Ma, a parte poche righe, non sarà un ridondante commento tecnico: questo è stato già fatto abbondantemente dai miei cari colleghi inviati, venuti apposta da Palermo (affettuosissima la rimpatriata dopo tanti anni con Carletto Brandaleone, Paolo Vannini, Mario Giglio, Fabrizio Vitale, Salvo Orlando), insieme ad altri ragazzotti con microfoni e taccuini vari che, o perché non sapevano chi sono essendo troppo giovani e io anzianotto oppure perché si sentivano troppo importanti venendo dalla grande città, non mi hanno degnato di un saluto.

La narrazione del mio adorato cappidduzzo sarà, come si diceva una volta, di “atmosfera”: vi racconteremo insieme, io lo aiuterò un po’, quattro deliziose scenette che ci hanno reso divertente e godibilissimo, insieme alla importantissima vittoria del Palermo, il pomeriggio di domenica.

Ma prima, un paragrafo di discussioni di pallone ci sta. Anche perché, il succo della partita sta tutto in quei primi cinque minuti: il raggelante autogol di Crivello alla prima azione, con una deviazione degna del miglior Comunardo Niccolai sul cross da sinistra dello scatenato Maimone, ottimo terzino del Biancavilla; il gran colpo di testa vincente di Ricciardo-gol dopo due minuti, poi dopo altri 120 secondi la bellissima verticalizzazione in profondità che ha portato al 2-1 di Mario Alberto Santana. La reazione degli uomini di Pergolizzi a quel disastroso avvio, che avrebbe messo in difficoltà chiunque, è stata impressionante, davvero da grande squadra; mi ha ricordato la canzoncina dei tifosi “il Palermo siamo noi, ma chi c…o siete voi”. Come dire agli avversari: ricordatevi chi sono i più forti. Tutto il resto, l’ottima partita di un Biancavilla assatanato che se avesse pareggiato non avrebbe rubato nulla, le due grandi parate di Pelagotti, la traversa di Rabbeni, le difficoltà dei rosanero in questa trasferta molto ostica come si prevedeva, non contano nulla. I campionati si vincono con questi successi. Il “settimo sigillo” di Biancavilla peserà moltissimo. E ora basta cose tecniche, non voglio esagerare.

E ora, i quattro quadretti che io e cappidduzzo vi abbiamo promesso.

Lo stadio. Grazioso, ma nicu nicu. Al limite del regolamento come misure del campo, con una bella erba sintetica, di assai limitata capienza (un migliaio di persone) per il pubblico; ma non potevamo aspettarci altro, a casa di una squadra che l’anno scorso giocava in Eccellenza. La squisitissima accoglienza del Biancavilla, con Stefania Cosentino in prima linea, ci ha sistemati nel settore ospiti vuoto, dove per superare il recinto del campo e vedere in qualche modo il gioco siamo stati in piedi per tutti i 95 minuti sul terzo gradone in legno. Cose d’altri tempi, io e lui, sempre sulla mia testa, da tifosi ci siamo divertiti assai, qualcuno venuto dalla mia città si è lamentato. Penso che in Serie D – e magari l’anno prossimo in alcuni campi della C, se ci arriveremo – dovranno farci l’abitudine, dimenticando a casa a Palermo la puzzetta sotto il naso.

Palloni arroccati. Conseguenza delle cose che dicevamo prima: almeno quattro-cinque volte, forse di più, altrettanti rinvii da una parte e dall’altra alla “viva il parroco”, come Serie D vuole, oppure ad muzzum se vi piace il falso latino, sono finiti ben fuori del piccolo stadio. E rilanciati dentro il campo dai soliti ragazzetti volenterosi, hanno creato un paio di esilaranti momenti con … doppio pallone.

Urla nel silenzio. Che Peppe Mascara fosse, quando giocava, un tragediatore, uno che faceva sceneggiate in continuazione, lo sapevamo bene. Nel rispetto di queste sue caratteristiche, il neo allenatore del Biancavilla ha evidentemente ordinato ai suoi di gettarsi per terra e urlare come i matti, come se avessero una gamba rotta, ad ogni contrasto con i giocatori del Palermo. Le abbiamo sentito spesso, durante la partita, queste urla nel silenzio, che per fortuna non hanno mai impietosito il bravo arbitro; e così, dopo avere capito l’antifona, noi palermitani abbiamo cominciato a sfottere i giocatori del Biancavilla che urlavano inutilmente, imitando i loro chiassosi ed esagerati urletti. In molti casi si sono rialzati, ci hanno guardato e si sono messi a ridere.

Il riposo dei guerrieri. L’ultima scena, per noi la più bella, l’abbiamo vista a partita finita, fuori dello stadio: i giocatori del Palermo, blasonata squadra capolista a punteggio pieno dopo 7 partite tutte vinte, dominatrice del campionato, stavano seduti sul marciapiede a riposare e rifocillarsi, aspettando la ripartenza del pullman con la scritta “#siamoAquile”. Cose belle, d’altri tempi, ci siamo ancora detti io e cappidduzzo sorridendo e fotografandoli: gesti di ragazzi semplici e con i piedi per terra, senza fronzoli e grilli per la testa, che fanno il loro dovere che è quello di vincere e basta ed evitano schiumazza. Cose che riconciliano con il calcio sano, quello che amiamo e che ci appassiona. Forza Palermo, grazie e sempre così!

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