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La Vardera, il Palermo, le Iene, il film e il calciatore

Ismaele La Vardera è l’uomo copertina di Palermo, il protagonista – nel bene e nel male – della vicenda a sfondo socio-politico che sta valicando sia i confini della fantascienza che i confini territoriali della cinta cittadina. Diventerà un caso nazionale la sua candidatura a sindaco di Palermo (2,6% di consensi) che, invece, sembra essere stata solo il pretesto per girare una sorta di film verità sui tanti peccati della politica e dei politici locali. L’interessato ha commentato sui social che la sua candidatura non era un bluff, che ci ha provato davvero e che le riprese video avevano il solo obiettivo di rendere la politica trasparente.

Lascio da parte ogni commento (fuori luogo in questa sede), anche perché con ogni probabilità la vicenda avrà sviluppi giudiziari e certamente finirà per essere oggetto di dibattito dei talk show nazionali. Direte voi: e allora perché stai scrivendo? Perché giornalisticamente non possiamo non registrare che sui social – ormai la piazza di ogni dibattito – si sta insinuando un dubbio: e se anche l’altra ex Iena, Paul Baccaglini, presidente del Palermo, stesse facendo un’operazione analoga a proposito del closing? Se fosse tutta una fiction che vedremo in Tv tra qualche settimana? Vi rispondo subito: due giorni fa non avrei nemmeno sorriso di fronte a una simile barzelletta, oggi non posso che prendere atto che la realtà ha superato di molto la fantasia.

Onde evitare equivoci: non penso che dietro Baccaglini ci sia il nulla, ritengo che in qualche modo il closing si faccia e non ho nessun vago elemento per dubitare della buona fede del neo presidente rosanero. Però diciamolo francamente, la vicenda La Vardera fa intuire come sia possibile turlupinare il sistema con una certa facilità. E in tanti dovrebbero porsi più di una domanda.


E a proposito di La Vardera mi piace ricordare che questo cognome apre una piccola pagina di storia del Palermo anni ’90. Quel La Vardera si chiamava Massimiliano, faceva il calciatore, era un ragazzo di origini molto umili che proveniva dallo Zen. Faceva il centravanti, era fisicamente robusto (anche troppo), potente ma poco mobile. Se cercate negli archivi vedrete che ha collezionato una sola presenza in serie B, nel 1995, in un anonimo Palermo – Ancona. Ma non diventò famoso per questo. Due anni prima, ad appena 17 anni, fu Gianni di Marzio, allora allenatore del Palermo, a farlo diventare una piccola star. Lo convocò a sorpresa per una trasferta della prima squadra, lo portò perfino in un negozio di abbigliamento per regalargli dei vestiti nuovi, lo trasformò in poche ore nel “figlio” di una Palermo che poteva cercare il riscatto con il calcio. Quel gran genio di Di Marzio riuscì in 48 ore a infiammare i tifosi, a ottenere un supplemento di attenzione verso una squadra che stava rischiando la retrocessione in serie C (che poi arrivò). Insomma, quell’innocente giocatore della Primavera – che ricordo con grande affetto e che negli anni successivi ha avuto una dignitosa carriera tra serie C e D – sembrava potesse incarnare il sogno di riscatto. Più o meno come Ismaele. Che però, a quanto pare, avrebbe tradito la fiducia di chi gliel’ha data.

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