Palermo, tre cose da chiarire per dare un senso alla stagione
Niente anatemi, non servono e non è mio costume, serve invece equilibrio e lucidità nei giudizi. Solo una semplice constatazione: il Palermo è questo, con tutti i suoi limiti e con qualche pregio. Gli undici punti di distacco dal Bari, capolista indiscusso e meritevole del girone C della Serie C dopo la prima giornata di ritorno e prima della sosta di fine d’anno con tre domeniche di stop, ci stanno tutti, sono la fotografia della differenza di valori tecnici e di carattere tra le due formazioni. Si sapeva già all’inizio del campionato, ma venti partite lo hanno sancito in modo inequivocabile e hanno anche detto che, se non interverranno crolli clamorosi, il campionato il Bari lo ha praticamente già vinto.
Al di là delle chiacchiere e dei proclami estivi, dunque, il Palermo avrà purtroppo come obiettivo massimo anche quest’anno la migliore posizione possibile nella griglia dei difficilissimi playoff promozione. E non sarà neanche questo un obiettivo facile perché le avversarie più forti – il Monopoli secondo pure battuto allo stadio Barbera, il solito Avellino terzo, la Turris e la Virtus Francavilla che con i rosanero condividono il quarto posto a quota 33 punti e certamente anche il Catanzaro che sta subito sotto – sono in grado di giocarsi tutte le carte alla pari con il Palermo e forse, quantomeno sotto il profilo caratteriale e dell’approccio in campo, con qualche chance in più.
E allora, anche alla luce dell’ultima brutta sconfitta di Latina – partita praticamente finita in poco più di mezzora, con il gol di Carletti e in Palermo in nove contro undici per la doppia espulsione – queste quasi tre settimane devono servire a decidere tre cose fondamentali: 1) il destino di una società incomprensibilmente e inconcepibilmente silenziosa, che dovrà dire cosa vuole fare da grande, se cedere alle ventilate offerte per acquisire l’intero pacchetto azionario (sulla cui veridicità, alla luce del passato, bisognerà capire meglio) oppure restare al timone, dando però segni di vita pubblici in relazioni alle sorti della squadra; 2) il destino dell’allenatore Filippi, che sembra ormai in stato di confusione non soltanto per la gestione della squadra nelle partite, ma anche dell’atteggiamento e del comportamento di giocatori collezionisti di espulsioni per la troppa frenesia e per l’incapacità di mantenere i nervi saldi, come accaduto anche a Latina per Buttaro e Pelagotti; 3) il destino dell’organico, che dovrà essere certamente rafforzato, con intelligenza e con gli uomini giusti, ma anche sfoltito cedendo giocatori che, pur validi ed esperti, non sembrano avere più le giuste motivazioni e comunque non sembrano più seguire le indicazioni del tecnico.
Cose che si dovranno fare presto, per dare un senso alle restanti 18 partite, per rispetto non dico a una città che problemi ne ha a non finire e che non sembra vicinissima alla sua squadra, ma sicuramente dei tifosi e di tutti gli appassionati che amano moltissimo il Palermo, che sono a ragione delusi di come stanno andando le cose, che meritano qualcosa di meglio. Se l’attuale società non è in grado di offrirlo, ne prenda atto e lasci al campo libero a chi vuole investire sul futuro rosanero. Sempre che esista davvero.
Chiudo, da palermitano vecchio cronista rosanero che vive da anni alle pendici dell’Etna e soprattutto da appassionato siciliano di calcio, esprimendo il mio sincero dispiacere per il fallimento del Catania, noi sappiamo bene cosa significa, che rende amarissimo il Natale delle due principali squadre che si dividono il tifo nella regione. Specchio anche questo, nulla di fronte alle tante tragedie che ci racconta la cronaca ma significativo comunque, dell’eterna sofferenza di una terra meravigliosa e disgraziata.
Buon Natale e buon anno nuovo di vero cuore a tutti voi, amici e lettori di Stadionews24 e del Vulcanico rosanero. Vi ringrazio dell’attenzione e anche delle critiche.
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