Il Palermo vola come un aquilone, tra sano entusiasmo e “pititto” di gloria

FOTO PEPE / PUGLIA

Questa volta è il turno dell’inevitabile tormentone sul tennis. Dopo un 6-0 e palla al centro, anche quest’altra camurria, con annessi, connessi, battute cretine e scontate e stucchevoli luoghi comuni, era del tutto prevedibile. Ma con questo Palermo, cari amici, si perdona tutto a tutti: dicano e scrivano quello che vogliono, sono troppo contento per quello che ho visto e per l’aria che, da vecchio cronista del pallone, ho respirato domenica scorsa per applicarmi alle minchiatelle.

Incantato come un picciriddo e divertitissimo come un vero appassionato di calcio che si esalta davanti ad una vera e propria cutuliata di gol, guardando al computer le immagini di Palermo-Corigliano trasmesse da Eleven mi è venuto in mente “L’aquilone” di Giovanni Pascoli. Pensavo e recitavo a voce alta: c’è qualcosa di nuovo oggi allo stadio Barbera, anzi d’antico.

Non qualcosa, ma tanto, da entusiasmarsi. Niente succede per caso, evidentemente ci voleva la Serie D, il tuffo nel mondo dei dilettanti, per tornare a vedere spettacolo, motivazioni, lealtà in campo e fuori, divertimento, tanto. Per rivisitare il calcio, che abbiamo visto e vissuto tanti anni pieno di sporcizia e squallidi interessi, in quella che è la sua vera essenza: uno sport bellissimo e sano, giustamente il più amato e popolare del mondo.

Leggendo queste righe, vi verrà facile pensare: questo scrive così perché la nostra squadra ha vinto 6-0, ha segnato gol fantastici, ha dato una impressionante prova di forza con il decimo successo consecutivo, sembra già adesso irraggiungibile con i suoi nove punti di vantaggio sulla seconda in classifica, ha un dodicesimo uomo – avanti, uso anch’io il più trito e ritrito dei luoghi comuni quando si parla del pubblico – che varie squadre di Serie A nemmeno si sognano.

Tutto vero, ma “questo” che scrive di partite di ogni livello ne ha viste e raccontate a bizzeffe e dunque ha una certa capacità di sentire l’aria che tira. E qui andiamo a Pascoli e al “qualcosa di nuovo, anzi d’antico”: mi riferisco a quella incredibile spinta che ha portato il Palermo di Rosario Pergolizzi ad attaccare con grande determinazione e brillantezza fino alla fine dei minuti di recupero, segnando l’ultimo gol con Sforzini al 92esimo.

Per essere più chiari: sul 3-0, con una evidente, mostruosa superiorità tecnica e tattica sugli avversari, il Palermo poteva fermarsi, fare melina, gestire agevolmente con interminabili e noiosi passaggi il tempo che restava da giocare. E invece così non è stato, invece ha continuato ad attaccare, a dare spettacolo, a realizzare altrettanti gol, ad annichilire gli avversari senza mai dare la sensazione di volerli umiliare, a mandare in brodo di giuggiole i meravigliosi 15mila e passa dello stadio Barbera.

Una cosa bella da vedersi e certamente nuova, alla quale nei campionati più importanti non eravamo abituati. Ma anche una cosa antica, commovente, d’altri tempi: mi viene di definirla fame di successo, pititto di gloria, che spinge le gambe e i polmoni dei giocatori rosanero e risulta una formidabile motivazione per questa squadra, sempre più convincente cocktail di buoni giocatori di categoria superiore venuti a scommettersi a Palermo e di giovanotti vogliosi di una importante carriera calcistica, per vincere le partite, una dopo l’altra, tutte. E con questo spirito e questa voglia dal primo all’ultimo minuto, tutto è possibile.

RICCIARDO CAPOCANNONIERE… CAMBIANDO PORTA

Cose belle, sapore d’antico, immagini e storie di calcio d’altri tempi, come dicevo. Come quella dei giocatori del generosissimo Corigliano, in eroica autogestione, che si sono pagati la trasferta per venire a prendere 6 gol a Palermo che potevano essere dieci e più senza le paratone del bravissimo portiere Antonio D’Aquino, ma che potranno raccontare a figli e nipoti che hanno giocato in un grande stadio contro una squadra nella quale hanno militato Dybala, Cavani, Pastore, Toni, Amauri, Corini, ecc. O come l’immagine dello sparuto, adorabile gruppetto di tifosi che li ha seguiti in Sicilia e che ha esposto quel nobile striscione: “Oggi come 119 anni fa Palermo merita la Serie A”. E quell’altra di entrambe le squadre che a fine partita si sono andate a prendere gli applausi meritatissimi e gioiosi di tutto il pubblico, senza distinzione.

Cose bellissime, profumo di calcio sano, da amare e da godere, da riempirsi gli occhi, la mente e il cuore. Che ci fanno dimenticare l’altro calcio, quello fatto di polemiche, porcherie e insulti razzisti, che costringe gli arbitri a interrompere due partite di Serie A. Ma noi ce ne freghiamo, noi guardiamo le partite dei dilettanti di Serie D e tifiamo Palermo. Con passione e divertimento.

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