Scomparsa Pietro Liberti, il ricordo di Corona e Calaiò

La scomparsa di Pietro Liberti, suicidatosi nella giornata di ieri a Palermo, lascia un vuoto incolmabile nel calcio del capoluogo siciliano. Una tragedia, quella che ha strappato alla vita uno dei primi procuratori calcistici operativi sulla piazza palermitana, nonché uomo di campo noto in tutta la Sicilia: dall’attività di agente a quella di dirigente nel Mazara nei primi anni 2000, passando anche per eventi come l’organizzazione del progetto “Equipe Sicilia”, grazie al quale diversi giocatori siciliani senza contratto hanno avuto la chance di farsi trovare pronti per una chiamata, allenandosi sul campo del Cus. Un ricordo di una collaborazione breve, ma fruttuosa, quello che Umberto Calaiò conserva tutt’oggi di Liberti: “Ho un ricordo positivo, è sempre stata una persona affettuosa. Il nostro rapporto lavorativo è durato poco, ma nel mondo del calcio la nostra conoscenza è stata ventennale, sin dai tempi in cui giocavo. Quell’edizione dell’Equipe Sicilia al Cus fu la sua consacrazione sul piano organizzativo. Era un uomo di campo, amava andare in giro a seguire le partite”.
Quel campo che non ha mai abbandonato, soprattutto per scovare giovani in tutta la Sicilia e lanciare i “suoi” ragazzi: da Salvatore Tedesco, fratello di Giacomo e Giovanni con una carriera spesa tra Serie B e Serie C, passando per altri provenienti dal vivaio del Palermo, come Paolo Carbonaro. E poi Andrea Saraniti, Andrea Petta, Luca Savasta e Vincenzo Manfrè, gli ultimi ancora legati a Liberti, fino ad arrivare al capolavoro di una carriera, ovvero Giorgio Corona. Dal Cinisi in Promozione fino alla Serie A col Catania, con passaggi di rilievo a Brindisi e Catanzaro, piazze esigenti nelle quali il bomber palermitano s’è fregiato dell’appellativo di “Re Giorgio”. Ed è grazie a Liberti che Corona ha potuto calcare i campi della massima serie, lui che ha sempre avuto col suo procuratore un rapporto di totale fiducia e stima: “I ricordi sono tanti – ammette Corona -. È stato il primo e unico procuratore della mia carriera. Ho sempre voluto lavorare con lui e fa male sapere quanto accaduto. Fa male a tutti. Abbiamo fatto un cammino insieme, sin dall’inizio. Siamo andati in Serie A, insieme. C’era tanto rispetto tra di noi e ci sentivamo sempre, fino alla scorsa settimana abbiamo parlato. Purtroppo negli ultimi tempi si vedeva la sua sofferenza”.


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