Tanti auguri rosanero, carissimo Vito “bicicletta” Chimenti
(gm) Grazie a Gaetano Perricone, storico cronista sportivo del giornale L’Ora, che ha “regalato” a Stadionews questo bel ricordo di un centravanti davvero particolare come Chimenti che in soli due anni ha lasciato tracce indelebili nel pubblico palermitano. Chi lo ha vissuto leggerà con piacere, i più giovani hanno “l’obbligo” di leggerlo con la curiosità che si deve a un pezzo di storia rosanero.
Ha appena festeggiato il 65esimo compleanno il carissimo Chimenti Vito, indimenticabile e mai dimenticato goleador di un Palermo che amammo molto, giocatore e personaggio speciale che ci regalò spettacolo con la sua famosa “bicicletta” e gol che ci fecero sognare. Voglio fargli i miei auguri con un piccolo omaggio di vero cuore, pubblicando il divertente testo “‘U sa fari a Chimenti ?”, che lessi, anzi recitai, al “Teatro Ditirammu” tre anni fa, nell’ambito dello spettacolo “Leggendo Epruno“.
U SA FARI A CHIMENTI?
“U sa fari a Chimenti?” Questa era la domanda frequente verso la fine degli anni settanta quando i ragazzini giocavano per strada con il pallone evocando i campioni del calcio. Ma chi era Chimenti e soprattutto cosa significava “fare Chimenti?” Chimenti Vito da Bari, calciatore nella stagione 1977-1978 proveniente dal Matera giunge al Palermo in Serie B, dove gioca due stagioni ad alto livello con 29 reti complessive. Grazie anche ai suoi gol, la squadra rosanero otterrà un sesto e un settimo posto.
Cosa significava “fare a Chimenti?” Pochi sanno che, per il popolo di fede rosanero, l’inventore della bicicletta è stato Vito Chimenti e poco importa se nel resto del mondo tutti attribuiscono al barone Karl Von Drais, da Baden in Germania, l’invenzione nel 1817 della “draisina”, la prima bicicletta antesignana, ma a Palermo a parlar di bicicletta ancorché di Totò Cannatella, si doveva parlare di Chimenti, causa il famoso suo gesto tecnico, “pallone alzato di tacco da dietro per superare l’avversario con un pallonetto”, battezzato la “bicicletta”, che faceva impazzire lo Stadio della Favorita.
“Fare a Chimenti”, significava dunque fare il gesto tecnico della “bicicletta”. Per molto tempo tutti i più famosi difensori delle squadre avversarie, subirono la “bicicletta” fin quando un “terzinaccio” di mestiere, alle sue ultime partite in carriera, di nome Ubaldo Spanio da Chioggia, con la maglia del Varese, non ne neutralizzò l’effetto. Ma non finisce qui … la presenza nel Palermo di Chimenti viene segnata da un mistero legato alla sua partecipazione alla finale di Coppa Italia 1978-1979 a Napoli, stadio San Polo, dove con un suo gol al primo minuto di gioco, il Palermo passa in vantaggio perdendo poi la partita, dopo esser stato raggiunto in 11 contro 10, da un gol di Brio a 9 minuti dal termine e superato nei tempi supplementari da un definitivo gol di Causio.
Chimenti in quell’incontro, dopo aver fatto impazzire la difesa per 45 minuti viene sostituito durante l’intervallo inspiegabilmente, si dirà successivamente a causa di un infortunio procurato da Cabrini.
A riportare Vito sui palcoscenici della mediocrità, fu un “attraversamento” casuale di Carlo Sassi e Bruno Pizzul, pazzi per il gesto tecnico di colui che chiamavano il “torello del Palermo”, a causa del suo fisico tracagnotto per nulla assimilabile a quello dei grandi centravanti del momento, i quali “sgonfiarono inconsapevolmente le ruote della bicicletta” con vari passaggi di dettaglio alla “moviola”, Inoltre, furono vere tutte le voci che videro un … complotto calcistico nella sostituzione di Chimenti durante la finale di Coppa Italia? Ancora oggi nessuno lo sa e ufficialmente, ci piace pensare che fu anche in questo caso un incrocio fortuito con il giovane Cabrini a negare i cancelli della gloria a Vito Chimenti.
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