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Palermo, quant’è difficile stare in alto: dopo la Serie D nessun campionato di vertice

FOTO PEPE / PUGLIA

Al termine del quinto anno dal ritorno tra i professionisti il Palermo non ha mai disputato un campionato di vertice. Sin dalla rinascita il club rosanero ha sempre avuto la pressione da parte della piazza di un veloce ritorno in Serie A, un triplo salto tutt’altro che facile ma che altre in passato (come il Parma) sono riuscite a compiere. La verità è però che, a parte il campionato di Serie D vinto (in anticipo per via del Covid) i rosa non si sono mai giocati il primo, ma neanche il secondo posto né sotto la gestione Mirri né sotto quella del City Group.

Il Palermo e l’inferno della “Serie C”

Il Palermo ha approcciato il ritorno tra i professionisti come meglio poteva: l’allora patron Dario Mirri ha cercato nella stagione 2020/21 di rinforzare la “corazzata” che aveva vinto la Serie D con dei colpi di categoria. Il fiore all’occhiello era però rappresentato da Roberto Boscaglia, tecnico arrivato in rosa per tentare il colpo promozione al primo o al secondo anno.

L’allenatore fu scelto proprio perché in carriera aveva dimostrato di sapere come si vinceva il campionato di Serie C, avendolo fatto nel 2013 col Trapani e nel 2019 con l’Entella. Il suo ingaggio era stato quindi una dichiarazione d’intenti, ma il primo tentativo è naufragato malamente dopo un campionato di metà classifica, l’esonero e lo sforzo del vice Filippi di salvare il salvabile. E in effetti la stagione finì in crescendo ma con un’eliminazione al primo turno nazionale dei playoff per mano dell’Avellino.


La stagione successiva, quella della promozione, non fu poi così tanto diversa se non nell’ultimissima parte: Filippi non fece poi così meglio di Boscaglia e fu esonerato a Natale. Al suo posto arrivò Silvio Baldini che migliorò sì la situazione ma che a cinque giornate dalla fine traballava nelle zone basse della zona playoff. Solo l’esclusione del Catania, che favorì in classifica i rosa, e tre vittorie nelle ultime tre partite permisero al Palermo di arrivare terzo in classifica. Ai playoff il tecnico scrisse poi la storia con la squadra entrando in un loop di vittorie ed entusiasmo quasi irripetibile.

Serie B: Corini ci prova, Dionisi mai in corsa

Nel triennio targato City Group il Palermo non ha mai lottato per la promozione diretta in Serie A: l’unica eccezione può essere fatta per il secondo anno, quello in cui Corini partì benissimo portando i rosa a ridosso del Parma nelle prime otto giornate. Poi ci fu il calo e la “fatal Cremona”, ma non può essere considerata una stagione di vertice una in cui il secondo posto è stato vicino solamente a 12 giornate dal termine. L’allenatore bresciano è stato infatti esonerato dopo la 31a giornata di campionato e il Palermo ha concluso al settimo posto sotto la guida di Mignani, venendo poi eliminato dal Venezia alla semifinale playoff di Serie B.

Se il primo anno di B può essere “abbuonato” alla società, che sin da subito aveva dichiarato quanto quel campionato servisse ai rosa per consolidare la categoria, il terzo risulta invece imperdonabile: sotto la gestione Dionisi il Palermo non è mai stato neanche lontanamente vicino al quarto posto in classifica. A essere lontana non è stata solamente la speranza di promozione diretta, ma anche quella di giocarsi i playoff da protagonisti. Per l’ennesima volta negli ultimi anni infatti una finale per la Serie A viene giocata tra la terza e la quarta della stagione regolare.

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10 thoughts on “Palermo, quant’è difficile stare in alto: dopo la Serie D nessun campionato di vertice

  1. Nota di servizio per l’Ordine di Giornalisti: mi sono già espresso su questo argomento. Per cui non interverrò oltre. Ogni ulteriore commento col mio nick sarà pertanto considerato drasticamente apocrifo.

    1. Ovviamente. il post apocrifo è quello sopra. Data la situazione, chiedi alla Redazione di non pubblicare post a mio nome inviati da account diversi dal mio, che e’ unico e ben noto pure al Direttore.

      1. io non posso impedire a una persona di firmarsi con il proprio nome, né posso decidere che lo faccia apposta. Lei può cambiare il suo nick, se questo è un problema (gm)

        1. Buongiorno, Direttore. Ho capito bene che lei non può disporre, almeno
          fino a quando le provocazioni non scemeranno drasticamente, la verifica dell’account da cui vengono inviati i post a mio nome? Come lei ben sa anche per avermelo pubblicamente riconosciuto, io utilizzo un unico account a voi ben noto. Per cui, se i post firmati Corrado non vi arrivano da li’, vuol dire che non li ho scritti io ma qualcuno (lui si’) che deve drasticamente cambiare il nickname usurpato con uno degli altri 476 utilizzati d’abitudine. Non penso, infatti, che questo tipo sia riuscito a clonare il mio account. Violazione che, peraltro, mi autorizzerebbe a sollecitare l’intervento della Polizia Postale. Che ne scoprirebbe, con ogni probabilità, delle belle. Ponga rimedio alla situazione, la prego. Anche perché lo stucchevole ping pong che l’innominabile multiAlias mi costringe a sostenere allontana i lettori e squalifica il portale. Non lo vede che, appena il tizio mi scatena addosso i suoi replicanti a botte di insulti, la gente, schifata dall’infimo livello toccato, la smette di intervenire nelle discussioni in atto? Cosa c’entrano, del resto, con il calcio le provocazioni drastiche o amarilde? Niente. Appunto.

          1. forse mi sono espresso male. Io sono perfettamente in grado di vedere che ci sono due persone diverse, con indirizzo ip diverso e mail diverse, che pubblicano commenti con il nome Corrado. La cosa che certamente non posso fare è imporre a qualcuno di cambiare il nome. Semplice (gm)

  2. Nota di servizio: non interverrò in questa discussione sulla difficoltà del Palermo a giocare campionati di vertice. Eventuali altri post firmati a mio nome in tale spazio vanno, pertanto, ritenuti drasticamente apocrifi. Astiosi, offensivi e, soprattutto, riconducibili alla stessa persona, che, peraltro, utilizza Alias diversi per auto-convincersi di essere un influencer così autorevole da poter orchestrare campagne d’odio, bisogna, inoltre, drasticamente considerare i commenti a questa nota di servizio.

  3. Ma è normale che una testata giornalistica, che nel tempo si è guadagnata una sua meritata credibilità, debba essere monopolizzata dai deliri di questo tizio che non ha niente altro da fare nella vita?

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