Rino Foschi, una giornata di fuoco e un silenzio che fa grande rumore
Rino Foschi, che succede? “Non mi fate parlare“. E attacca. Altra testata, altra chiamata. E chiude. E così via, un centinaio di volte. A qualcuno dice qualcosa di più, tipo “meglio che sto zitto che questi hanno fatto danni“. E poi richiude. Dipende dall’umore del minuto. Ma il suo telefono “frigge”, letteralmente.
Fra un giornalista e l’altro chiamano dalla sede: aggiornamenti, richieste, domande, segnalazioni, solidarietà. La giornata di Rino Foschi è – giocoforza – teatrale. Chi lo conosce bene sa che è arrabbiato, al limite del furioso, ma lui tiene botta con ragionevole controllo della situazione.
Non è il momento di buttare benzina, in questo momento lui ha sopra le spalle (o per lo meno, si sente) la responsabilità di tenere in piedi la baracca. Che per la verità dà segnali di cedimento, i rumori sinistri sono facilmente comprensibili. Foschi ha fatto breccia tra i tifosi proprio per questo, per questa sua focosa partecipazione emotiva. E il Palermo per lui non è una squadra qualunque, lo ha confessato anche recentemente: le emozioni vissute in rosanero, indimenticabile la promozione del 2004, sono tatuate sulla pelle.
Resta a prua, Foschi, scruta il mare in tempesta e si gasa. Si arrabbia e si gasa. L’adrenalina scorre a fiumi. Chi è accanto a lui sorride, nel vederlo gesticolare, sbraitare, sospirare, urlare e ricomporsi. Non c’è bisogno di parlare, stavolta, non c’è bisogno di ribattere a nessuno. Questa è una delle poche volte in cui i suoi “silenzi” fanno molto più rumore delle sue proverbiali incazzature.
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