Frosinone – Palermo, 16/6/18: la gara che i tifosi non dimenticheranno

‘Quel’ Frosinone – Palermo è una partita che, per un motivo o per un altro, ricordi per tutta la vita. C’è chi gioisce per la promozione e chi se la lega al dito, in attesa di una ‘vendetta’ che sembrava non arrivare mai. Ci sono voluti quattro anni, un fallimento e una rinascita, la Serie D e due campionati di C per tornare allo “Stirpe”, in B, con la possibilità di “vendicare” (sempre tra virgolette, si parla di calcio) la gara che ha cambiato, in negativo, la storia recente del club rosanero.

La finale d’andata dei playoff si gioca il 13 giugno 2018, al “Barbera”, e il Palermo vince 2 – 1 in rimonta, grazie alla rete di La Gumina e all’autogol di Terranova, che seguono la perla di Ciano. I rosa vanno allo “Stirpe” con la consapevolezza di essere promossi in Serie A con due risultati su tre; in caso di sconfitta, invece, sarebbe passato il Frosinone, allenato da Moreno Longo, in virtù della migliore posizione in classifica nella regular season (Frosinone terzo con 72 punti, Palermo quarto con 71).

I tifosi rosanero partono in massa per sostenere la squadra, i ciociari riempiono lo stadio fino all’ultimo seggiolino disponibile. L’atmosfera è caldissima, ci si gioca il futuro di due club. È il 16 giugno 2018. La partita è brutta, troppa tensione in campo. Il Palermo lascia il pallino al Frosinone, che però non crea occasioni pericolose. Al 52’ cambia tutto: Maiello con una finta disorienta Coronado e Jajalo, lascia partire un destro a giro dai 20 metri che si insacca all’incrocio; è il gol della vita, bellissimo.

Si capovolgono i ruoli: i rosa, allenati da Roberto Stellone, si riversano nella metà campo avversaria a caccia dell’episodio vincente, che sembra arrivare quando Coronado, al minuto 60, viene steso proprio sulla linea dell’area di rigore. A questo punto entra in gioco l’arbitro del match, Federico La Penna, di Roma 1: il direttore di gara prima assegna il calcio di punizione, poi – forse aiutato dal giudice di porta – indica il dischetto del rigore; i giocatori del Frosinone protestano, Nestorovski è già pronto a calciare il penalty ma La Penna cambia ancora idea, assegnando punizione dal limite e scatenando la reazione furiosa dei rosanero. Da questo momento in poi, praticamente, non si gioca più.

GLI HIGHLIGHTS DEL MATCH

La tensione aumenta nel finale, quando a fermare un’azione d’attacco del Palermo è una ‘pioggia’ di palloni lanciati dalla panchina del Frosinone e dagli spalti; l’episodio ha fatto il giro del mondo ed è entrato, in negativo, nella storia del calcio italiano. Ben oltre il 90’, con il Palermo tutto in attacco, arriva in contropiede il gol di Ciano e la conseguente invasione di campo dei tifosi di casa, non si è mai capito se prima o dopo il fischio finale del match. Ma ormai è fatta, il Frosinone è in Serie A mentre i rosanero rimangono in B promettendo però battaglia legale su tutti i fronti.

Il dopopartita è ancora più acceso, con polemiche, ricorsi e controricorsi, veleni e accuse. Il Palermo ha chiesto lo 0 – 3 a tavolino ma il Giudice Sportivo ha comminato al Frosinone solo una multa di 25.000 euro e due gare a porte chiuse. Il club di viale del Fante allora ha virato sul risarcimento danni, in una vicenda che si è conclusa, dal punto di vista della giustizia sportiva, solo nel 2019 – un anno dopo la finale playoff e con i rosa in procinto di rinascere grazie a Dario Mirri e Tony Di Piazzain seguito alla sentenza definitiva del Collegio di Garanzia del CONI, che ha respinto le istanze (la richiesta era tra i 40 e i 60 milioni di euro). Ricorsi che sono proseguiti anche in sede civile, con la curatela fallimentare dell’U.S. Città di Palermo che ha seguito il corso della giustizia ordinaria fino a maggio del 2022, quando il Consiglio di Stato ha detto ‘no’ al ricorso per “improcedibilità”. 

È innegabile che la storia recente del Palermo sia cambiata in quel 16 giugno, come confermato dall’allora presidente Giovanni Giammarva in un’intervista al Giornale di Sicilia. La stagione successiva è quella del ‘fallimento’, iniziata con la cessione di La Gumina all’Empoli per 9 milioni di euro, decisivi per l’iscrizione dei rosa al campionato, e proseguita tra mille difficoltà economiche ma comunque con una squadra capace di lottare per la promozione fino all’ultima giornata, per poi finire travolto dai “disastri” societari mentre Zamparini era ai domiciliari. Se il Palermo fosse andato in Serie A nel 2018 sarebbe cambiato tutto, è quella la vera chiave di volta che poi ha portato alla mancata iscrizione al campionato 2019/20 e alla successiva rinascita partendo dai dilettanti.

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