I dilettanti: “Così siamo costretti a fermarci”. Ipotesi blocco retrocessioni

“Costretti a fermarci”. É lo scenario che si sta sempre più materializzando per i campionati dilettantistici, con la LND e i comitati regionali in costante contatto e che però fanno i conti con un protocollo sanitario di difficilissima attuazione: lo stop definitivo è sempre più vicino, ma il rischio è anche di “uccidere” il mondo del calcio di base.

Il Corriere dello Sport traccia il quadro della situazione riportando quanto emerso nella riunione telematica organizzata dal portale Tzoone. il presidente Sibilia si concentra sull’aspetto economico e sociale: “Studi da noi commissionati stimano una potenziale perdita del 30% delle società, essenzialmente per scomparsa di sponsorizzazioni. Serviranno interventi di Governo, Coni e Figc, perché noi siamo la base del calcio: gran parte dei giocatori professionisti si formano nei vivai dei nostri club”.

I presidenti dei comitati regionali guardano anche alla sempre più difficile ripresa sul piano sportivo e ai possibili criteri da applicare per promozioni e retrocessioni. Giuseppe Ruzza (CR Veneto): “Non vediamo possibilità per ripartire. Se da una parte è giusto il tentativo di far riattivare l’economia, dall’altra mi rendo conto che i protocolli stabiliti e ipotizzati siano totalmente impraticabili. Sono complicati da rispettare per alcuni club di Serie A, figuriamoci per noi. Non c’è alcuna possibilità di prevedere un protocollo standard che vada bene per entrambe le categorie”.

E il presidente del CR Calabria, Saverio Mirarchi aggiunge: “Dobbiamo puntare a che una decisione venga assunta in consiglio di Lega e sia condivisa da tutte le realtà dilettantistiche. Per questo credo che sarà privilegiata l’idea di premiare le promozioni e non punire le squadre in lotta per non retrocedere. Dal nord al sud, siamo tutti uniti nel seguire un unico pensiero: privilegiare l’aspetto sociale, la crescita dei ragazzi e dei valori come la lealtà”.

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