Addio, Vito Maggio, e grazie di tutto. Il commosso ricordo di Guido Monastra

Avevo 17 anni e mi ritrovai davanti a Vito Maggio, un monumento del giornalismo sportivo palermitano, grazie al “gancio” del figlio Francesco, al quale avevo confidato la mia grande passione per questo mestiere e la stima nei confronti del padre.

Comincia così la mia “storia” con Vito Maggio e comincia così il mio commosso ricordo a poche ore dalla sua morte. Come un cronista, raccontando i fatti, come piaceva fare a lui che era concreto, determinato e poco incline con la penna ai voli pindarici. Non avrei saputo da dove cominciare, perché in questo momento i tanti ricordi si affollano, si intersecano, si moltiplicano, si addolciscono fino a diventare teneri come il rapporto che ci legava, quasi mai scandito da melensi complimenti ma indissolubile per intensità e affetto.

Era il 1979, io cominciavo da lì, da Telesicilia, da poche righe di notizie marginali affidatemi per fare gavetta; poi dopo appena tre mesi la prima trasmissione televisiva (rigorosamente registrata, per sicurezza), “E domani è domenica”, rubrica sportiva del sabato con cui ho fatto le ossa. Poi nel 1981 la Gazzetta dello Sport, che aveva appena aperto la sua pagina regionale e che mi promosse a “secondo” di Vito, una delle poche persone a cui non sono mai riuscito a dare del tu. E poi via via ho cominciato a camminare da solo, senza però mai recidere il cordone ombelicale del nostro rapporto di stima e affetto.

Potrei continuare a lungo nel tessere le sue lodi ma grazie al cielo non ce n’è bisogno e l’ho visto bene dalle commosse testimonianze social di centinaia e migliaia di persone che hanno riconosciuto la sua grandezza di “uomo mite”, sempre lontano dalla luce dei riflettori ma sempre impegnato in battaglie per la crescita dello sport palermitano e soprattutto della sua carente impiantistica.

Ha attraversato il mondo dello sport in tutti i suoi segmenti possibili, perfino quello della cinematografia, dando vita 40 anni fa al “Festival del Film Sportivo” che diventò in poco tempo un prestigioso appuntamento internazionale. Per non tralasciare i suoi inizi da professore di educazione fisica nelle scuole.

Alla moglie Erminia, ai figli Daniela, Francesco, Lorenzo e Teresa, potrei dire: “Siate orgogliosi di lui, di quello che è stato” ma anche in questo caso non ce n’è bisogno, lo sanno bene. E allora preferisco chiudere qui, con un grazie di cuore, riconoscente e sincero. Addio Vito.

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8 thoughts on “Addio, Vito Maggio, e grazie di tutto. Il commosso ricordo di Guido Monastra

  1. Commosso ricordo di un allievo per il suo Maestro. Non c’è nulla da fare: nella vita professionale il Maestro è uno solo. Ed è per sempre. Un abbraccio anche a te

  2. Conobbi Vito Maggio ad Arezzo il 26 febbraio ‘ 67 in un ristorante. Avevo 13 anni e parlavo con mio Padre dei miei eroi rosanero che avrebbero giocato di lì a poco contro gli amaranto. Sono nato e vivo a Roma e quindi mi esprimevo con accento capitolino. Stava pranzando a poca distanza da noi e volle conoscermi congratulandosi con me per la mia fede rosanero. Non l’ho mai dimenticato, l’ho letto sempre e lo rimpiango ora

  3. Onore a Vito Maggio, attaccatissimo al Palermo, ai suoi colori e alla sua tifoseria.
    Vito Maggio per sempre nei nostri cuori!

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