Quando il Foggia era una miniera di gol e si chiamava Zemanlandia

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Milanello, fine anni ’80. Arrigo Sacchi si gode il suo appuntamento fisso, ad ogni allenamento del Milan. Una partitella che dura 15 minuti, non di più perché la stanchezza non darebbe senso all’esperimento. Schiera da una parte la difesa titolare: Galli in porta, Baresi e Costacurta centrali, Tassotti e Maldini terzini. Dall’altra: tutti i restanti rossoneri titolari più le quattro riserve della difesa escluso il portiere (e ci mancherebbe altro). Vuole dimostrare a van Basten e soci che una difesa perfettamente organizzata è capace di tenere testa ad una squadra farcita di campioni. E così sarà, sempre: non hanno mai fatto goal.

La zona non l’ha inventata l’Arrigo, ma il suo avvento ha dato una ventata d’aria fresca a tutto il calcio, non solo il nostrano. Mentre fino a ieri si cercava di imitare il tiki-taka, allora divennero tutti zonisti. Un sistema di gioco che non deve trarre in inganno: quel Milan era uno spettacolo, ma non dimentichiamo quali erano i campioni che ne facevano parte. La vera novità riguarda il sistema difensivo: la zona schierata con il 4-4-2 copre tutto il campo e se i difensori si muovono all’unisono è facile cadere nella trappola del fuorigioco. Poi, se sbagli, hai pure Franco Baresi che alza la mano e subito dopo fa lo stesso il guardalinee.

LA CONFERENZA STAMPA DI STELLONE/VIDEO

Foggia, stagione 1991-1992. Sempre rossoneri sono, ma anziché diavolacci, satanelli. E col tridente di fuoco: Rambaudi, Baiano, Signori. Al timone, il Lucifero degli allenatori: il boemo Zdeněk Zeman. Ha già allenato in Sicilia un po’ dappertutto, ma in rosanero soltanto le giovanili. Suo zio ‘Cesto’ Vycpálek gli ha trasmesso l’amore per lo sport: sicuramente non quello per la Juve. A Foggia lo conoscono già, ma non sanno che spesso Satana fa di tutto per far dubitare della sua stessa esistenza: adesso si palesa per quello che è.

Il 4-4-2 non gli serve: è 4-3-3 alla kamikaze. La zona ‘integralista’, dove tutti possono arrivare al goal, corrono a perdifiato e fanno del pressing e del fuorigioco un’ossessione. Tagli offensivi e continua sovrapposizione degli avanti: un difensore affronta più volte avversari diversi senza riuscire a prendere le contromisure. Il credo vuole che si realizzi una rete in più dell’avversario, o almeno così dovrebbe essere. Capita, ma accade spesso anche il contrario. E così, quando hai la partita praticamente in ghiaccio, continui ad attaccare fino a farti sorprendere pure in contropiede.

zeman

Che partite, che numeri!! 4 – 1 il derby col Bari, 3 – 1 a domicilio, 3 – 3 contro Napoli e Fiorentina, 4 – 4 con l’Atalanta, 5 – 0 al Verona. Mancini, Padalino, Matrecano, il romeno Petrescu, il russo Šalimov ed i nostri concittadini Tommaso Napoli e Nuccio Barone. Lanciati alla ribalta, tridente in testa. Prevale una sensazione oltre il sensazionale: quando Zeman imparerà a curare la fase difensiva saranno dolori per tutti. Macchè: Roma, Lazio, Napoli. E’ sempre lo stesso spartito, fino a tempi recenti: sempre col tridente a pungere ed a farsi beffe del primo non prenderle. Soltanto un 9° posto per quel Foggia, che il 24/05/1992 gioca allo ‘Zaccheria’ l’ultima di campionato, proprio contro il Milan. Risultato finale? Foggia 2 – Milan 8.

E sì, il profeta di Fusignano aveva proprio ragione. Lo chiamarono Foggia dei miracoli. Invece era solo Zemanlandia.

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L’autore è amministratore della pagina Football History

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