Palermo, una lezione da imparare nel mercoledì nero del calcio

FOTO PEPE/PUGLIA

Mercoledì 25 novembre per un palermitano che ama molto il calcio e ha avuto e ha ancora il piacere di raccontarlo agli altri è stato un giorno decisamente triste: nel primo pomeriggio il Palermo di Roberto Boscaglia ha subito allo stadio Renzo Barbera una sconfitta casalinga contro la Turris che di fatto costituisce un brusco stop alle ambizioni prepotentemente riemerse dopo il precedente tris di vittorie; poco dopo l’intero mondo del calcio è stato scosso dalla triste notizia della morte del sessantenne Diego Armando Maradona, “el pibe de oro”, “la mano di dio” eccetera, universalmente riconosciuto come il più grande giocatore di tutti i tempi.

Come ho avuto già modo di scrivere su Facebook, il Dio del pallone ha già un (grande) merito postumo: quello di avere messo in secondo piano, per un paio di giorni, l’incubo mediatico che sta intorno all’incubo del virus assassino. I magici gol del fuoriclasse infinito #DiegoMaradona e i palpitanti racconti della sua vita folle e meravigliosa hanno sostituito per qualche ora la spaventosa narrazione del dramma Covid e penso continueranno a farlo ancora per un po’, su tutta la stampa del mondo. Anche per questo personalmente non finirò di ringraziarlo.

Non aggiungo altro, non mi tuffo nel mare della retorica. Tutti hanno detto e mostrato tutto quello che c’era da dire e da mostrare e non m’interessa affatto partecipare all’interminabile e stucchevole dibattito da autocoscienza ipocrita sul bene e sul male dell’esistenza di #Diego, che si è aperto subito dopo la notizia della sua morte. Sono stati affari suoi, ognuno è libero di scegliere anche di autodistruggersi. A me, come a tutti gli innamorati del calcio, resta in eredità l’immenso patrimonio di bellezza, di spettacolo, di gesti unici e irripetibili che Maradona lascia allo sport più appassionante del mondo. E quell’inconfondibile sorriso guascone che ha illuminato la sua faccia anche quando era stravolta dalla cocaina.

Fatto questo breve e doveroso omaggio, ritorno sul pianeta terra, anzi nella palude del campionato italiano di Serie C, per scrivere qualcosa, neanche tanto, sulla bruciante sconfitta infrasettimanale dei rosanero contro la solida ed esperta squadra campana di Torre del Greco, patria dei coralli. Una partita fatta da alcuni “se” decisivi, che ne hanno definito il volto ma avrebbero potuto darne uno completamente diverso e oggi staremmo qui a festeggiare forse il poker di vittorie del Palermo.

Se Rauti non si fosse incredibilmente mangiato quel gol in mischia nel primo tempo, ancora giudiziosamente gestito dagli uomini di Boscaglia anche se in modo meno incisivo rispetto alla partita con il Potenza, il Palermo avrebbe dato una svolta diversa all’incontro e avrebbe potuto gestirlo in altro modo. Se l’arbitro avesse concesso il rigore per il fallo su Saraniti, le cose si sarebbe messe nella maniera giusta. Poi, però, se il sempre prontissimo Pelagotti non ci avesse messo il piede con straordinaria prontezza di riflessi sul tiro a botta sicura di Tascone, i padroni di casa sarebbero andati in svantaggio già prima della fine. E se, soprattutto e dulcis in fundo, Malaury Martin avesse fermato all’ultimo secondo con il più giusto, necessario, indispensabile dei fallacci Pandolfi lanciato in contropiede a grandi falcate verso la rete del Palermo, il risultato sarebbe rimasto sullo 0-0 e i rosanero avrebbero comunque un buon punto in più in classifica.

Alla fine, nel conto dei se, ha avuto ragione la Turris, che si è portata a casa una preziosissima vittoria forse non con il massimo del merito ma con lucidità ed esperienza e la fortuna che talvolta accompagna prestazioni giudiziose e un’ottima predisposizione in campo. Per quanto riguarda il Palermo, non è certo il caso di fare drammi, ma questa battuta d’arresto deve fare capire ai rosanero che in certe situazioni meglio pareggiare che perdere per cercare di vincere a tutti i costi. Meglio un fallo e un’espulsione in più che prendere un gol e una sconfitta che somiglia molto a un gran pugno nello stomaco.

E ora sotto con il Monopoli ancora al Barbera, per vincere di nuovo.

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