Palermo, tutta la verità sui bilanci: “Fallimento? Ci sono tre ipotesi”

Quale futuro per il Palermo? I rosanero sono primi in classifica assieme al Bari (sua prossima avversaria nello scontro diretto del San Nicola). Una situazione di campo segnata però dall’istanza di fallimento presentata dalla Procura: quali i punti di vista, quali gli scenari? Quale la verità sui bilanci del Palermo?

Nel corso di Petali di Rosa (il programma in onda ogni lunedì sera su TeleOne in collaborazione con Stadionews alle ore 21 – canale 19 del digitale terrestre, con Guido Monastra, Salvatore Geraci e Carlo Vizzini), ha parlato Castrenze Guzzetta, commercialista, esperto di diritto fallimentare e di crisi di imprese in situazioni di grave indebitamento.

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Il quadro offerto da Guzzetta è ampio: “Abbiamo analizzato tutti i bilanci dell’era Zamparini, dal primo fino all’ultimo disponibile – 30 giugno 2016. La storia del club è ottima fino al 2009 con un record di fatturato da 113 milioni ed un utile di circa 17 milioni. L’anno della finale di Coppa Italia – il 2011 – è però il bivio, il momento in cui inizia la parabola discendente: nel 2016 il valore del parco giocatori si dimezza fino a 23 milioni di euro, con due perdite di bilancio da 19 milioni e 27 milioni”.

Il 30 giugno 2016 il Palermo rischia di chiudere ancora in grave perdita; poi però con la vendita del marchio, il bilancio si risolleva: “La Procura vuole veder chiaro su due distinte operazioni, partendo dall’acquisto del 100% delle quote di Mepal per 25 milioni di euro, iscritte a bilancio in un fondo di riserva del club per ripianare la perdita di quell’anno e ricapitalizzare. Il club poi decise di vendere per 40 milioni, le quote alla lussemburghese Alyssa, generando una plusvalenza di 22 milioni, di natura straordinaria, andando a coprire la perdita e chiudendo il bilancio 2016 con un utile di 400 mila euro. Senza tale operazione il Palermo avrebbe chiuso nuovamente in perdita per oltre 20 milioni”.

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“Le operazioni in sé – afferma – non sono illegali, bisogna chiarire però se vengono iscritti in attivo crediti che (secondo l’accusa della Procura) non verranno mai incassati, con il rischio di un’operazione fittizia. Al 30 giugno 2016, i debiti sono 102 milioni di euro, mentre i crediti sono 87 milioni, compresi però i 40 milioni dell’operazione Alyssa, che secondo il club disporrebbe delle finanze necessarie anche per realizzare il centro sportivo. Il bilancio attesta così 56 milioni di ricavi e 74 milioni di costi: una perdita di 18 milioni, più oneri finanziari per 2 milioni. Però non risultano variazioni evidenti in aumento nel conto banca e secondo la Procura non ci sarebbero garanzie depositate da Alyssa a fronte di tale operazione”.

Quali ipotesi per il Palermo? Il 7 dicembre inizia l’iter fallimentare: “I giudici sono sensibili, il tempo è fondamentale e penso che entro fine dicembre – inizio gennaio, conosceremo la loro decisione. 1) Se il Tribunale accogliesse la difesa e il club dimostra di non essere insolvente, tutto si dissolverebbe in una bolla di sapone; ma in base ai numeri il Palermo non naviga nell’oro: è in difficoltà, come dimostrano l’operazione di spalmatura degli stipendi e alcune dichiarazioni di Zamparini. 2) Se il Palermo fosse riconosciuto insolvente, il giudice dichiarerebbe il fallimento e autorizzerebbe l’esercizio provvisorio a tutela dei creditori (permettendo anche alla squadra di proseguire il campionato). Il curatore entro 180 giorni inizierebbe le operazioni di vendita, ma potrebbero iniziare anche prima nella speranza di salvare il titolo sportivo entro i termini di iscrizione al campionato successivo”.

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“La terza ipotesi – invece – è se il Palermo presentasse domanda di concordato: questo non bloccherebbe la procedura, ma la sentenza non verrebbe emessa finché tale concordato non venisse omologato. Il Palermo così però ammetterebbe le proprie difficoltà e chiederebbe 60 giorni di tempo per presentare un piano per risollevare la propria situazione finanziaria. Si rischierebbe però di arrivare lunghi con i tempi di iscrizione al campionato. La categoria ed il titolo sportivo (come avvenne con il Bari) possono essere salvati, acquistando l’attivo della società nell’asta fallimentare, con una base d’asta valutata dai periti, e accollandosi i debiti di natura sportiva. Se il Palermo però non dimostrerà di essere in regola in sede di iscrizione, l’ultima possibilità sarebbe solo la ripartenza dalle categorie dilettantistiche”.

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Geraci, Monastra e Vizzini chiedono se il Palermo potrebbe “usare” il mercato in uscita per rimediare alla situazione: “Dipende se la sentenza di fallimento sia stata dichiarata o meno. Ogni operazione è sotto la lente di ingrandimento: tutto dipende da come questo denaro verrà incassato e utilizzato per tutelare i creditori. Nestorovski (ad esempio) non potrebbe essere pagato in 6 rate. Il Palermo sostiene di non avere alcun problema debitorio, ciò significa che si andrà muro contro muro. Ovviamente in base alle prestazioni dei giocatori, il valore del parco giocatori può cambiare”.

Il futuro si gioca sui numeri secondo Guzzetta: “L’indice di indebitamento rispetto al patrimonio netto è salito da 2,58 a 11,47 nel 2015, mentre nel 2016 si attesta a 9,8. A meno che non abbia ridotto di molto i debiti nel bilancio a giugno 2017, credo che il Palermo un po’ di debiti li abbia, l’importante è che dimostri di avere la possibilità di mantenere i rapporti con i creditori. Al di là dei reati penali: per quanto riguarda il presupposto soggettivo, il Palermo (visti i numeri) è di gran lunga sopra le soglie di legge. Il Palermo è altamente fallibile. Bisognerà giudicare però se il Palermo è solvibile o meno: il club dovrà dimostrare di poter fare fronte alle proprie obbligazioni senza liquidazione dell’attivo, di poter camminare cioè con le proprie gambe. Se non lo dimostrerà sarà dichiarato il fallimento”.


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